è quando commette errori CLAMOROSI ottenendo risultati drammaticamente opposti a quelli pianificati.
È ancora presto per dirlo ma Leica pare si stia candidando ai Darwin Awards del social 2011 (uh che bel titolo, chissà se qualcuno ci ha già pensato…)
Antefatto
Abbiamo un concorso fotografico “social” 24×36.
Riassumendolo in extremis, il criterio per determinare il vincitore è metà a giuria interna e metà vox populi con i “like” di facebook.
Dagli N milioni di partecipanti i migliori 24 vincono una Leica per una settimana con la quale potranno fare altre foto; il migliore dei 24 vince il poter fare l’assistente stregone ad un professionista e vivere l’avventura della professione come se fosse dentro ad una giostra* di gardaland.*mi raccomando le cinture e ricordate che se siete più bassi di così non potete salire.Abbiamo, a mio avviso, due punti che risultano problematici: quello che implica il concorso e quello che implicano i premi.
Andiamo con ordine
Il punto problematico che comporta il concorso: tutto il casino su chi ha diritto a dirsi fotografo e chi no.
La diatriba ha radici profondissime: una manciata di anni.
Con l’avvento del digitale nella fotografia è aumentata esponenzialmente la base di utenza non professionale, gli amatori adesso possono coltivare il loro hobby senza dover andare a farsi stampare le foto/farsi la camera oscura in casa.
Questo risparmio è notevole quindi il digitale ha democratizzato l’accesso alla fotografia sia in termini di produzione che in termini di visibilità.
A mio modestissimo avviso questo è un bene: per imparare a fotografare, parlo per esperienza personale di hobbysta senza pretese Newtoniane, serve molta pratica, tanti scatti, quindi tanti soldini che escono per la stampa.
Va detto ad onor del merito che in questi anni il costo delle stampe delle foto non è cresciuto come quello delle birre, quindi un applauso a quanti hanno mantenuto un prezzo umano.
Come sempre c’è qualcuno che inizia la filippica
“eh ma una volta si faceva più fatica, mentre adesso fanno tutto i macchinari moderni”
Penso di aver sentito questo pattern in tutti i campi almeno un 6 miliardi di volte e ogni volta mi lascia sempre più perplesso.
Questo pattern si è arrichito di un altro elemento, ovvero la questione stilistica/retorica.
Con l’avvento di flickr la massificazione è emersa e si è messa in bella vista.
In sostanza l’innondamento di foto ha comportato che i clichè in fotografia non fossero semplicemente “frequenti”, ma con proprio diventati una rottura di coglioni.
Quindi Tizio, in totale buona fede e semplicità, si fa il suo scatto del fiore e 100 critici urlano alla disperazione asserendo che si allinea alla massa e vuole tirare su la solita solfa esistenziale partendo dai colori e dal significato del fiore, quando in realtà al nostro povero cristo semplicemente piaceva la coccinella sul petalo.
I 100 critici in questione sono stati portati all’esasperazione da tutti i commenti su flickr:
i vari AMAZING! che furoreggiavano dal 2002 in poi per semplice presenzialismo dei commentatori hanno leso il loro sistema nervoso.
Da questo scenario di conflittualità ideologiche arriviamo all’ultimo stadio con le descrizioni delle foto: in linea con la retorica da “link emozionali su facebook” molti giovani appassionati di footgrafia sfornano frasi suggestive da accompagnarsi alle loro foto.
Anche qui entra in gioco il fattore massificazione: se un link ogni tanto passa inosservato, 14.000.000 scatenano una certa disapprovazione nell’osservatore che, a seconda del coinvolgimento dell’osservatore, oscilla dalla derisione all’odio atavico.
Tecnicamente parlando abbiamo lo stereotipo denominato “bimbominkia che fotografa All star”.
Ribadisco che sono sempre e comunque per la libertà espressiva: un giovine ha diritto di essere tale ed esprimere tutte le stesse cose che ciclicamente hanno espresso le generazioni precedenti alla sua, è solo cambiato il mezzo ed il livello di amplificazione del messaggio.
Diametralmente è sacrosanto il diritto dei detrattori di poter esprimere il loro dissenso anche con le prese in giro: è pur sempre uno stimolo a mettersi in discussione per quanti sentano di doverlo fare ed è scusa di arroccamento da consonanza cognitiva a quanti vogliano rimanere fedeli alla linea.
Insomma: è il grande gioco della vita e microsoft ci ricorda “life is too short, play more”.
Detto questo, arriviamo a Leica.
Leica è un marchio storico della fotografia legato ad un passato suggestivo e prestigioso di stile e alta classe.
Un concorso popolare sarebbe un po’ un controsenso sotto alcuni punti di vista, ma se uno vuole riposizionare il brand per una audience più larga non possiamo biasimarlo: ricordiamo che, al di là delle tonnellate di filosofie zen comunicative, un’azienda è un insieme di cose e persone volte al lucro, quindi se vuole aumentare i profitti direi che è nella sua natura.
Come spesso accade, il problema è più come viene fatta una cosa che non la cosa in sé.
Ufficialmente il concorso è aperto a tutti, quindi non possiamo accusare Leica di aver deliberatamente progettato la cosa sfruttando i giovani emotivi e il loro potere di postaggio compulsivo sui social network: il concorso e la relativa piattaforma sono considerabili neutri.
Succede però il fattaccio: una cricca di simpatici burloni decide di postare un broccolo e farlo supportare da odiatori del pattern “foto-descrizione filosofica di seconda mano”.
http://www.facebook.com/event.php?eid=178940305517892
Lo staff del concorso avrebbe dovuto mantenere la propria imparzialità e lasciare il broccolo li dov’era e rimanere lassù come fosse Dio.
Purtroppo decide di intervenire! Lo fa eliminando il povero broccolo ed inviando una mail in cui si può leggere una certa visione della cosa.
Nella descrizione del gruppo è riportata integralmente la mail, di lì in poi ognuno faccia le sue valutazioni.
Il punto che però vorrei sottolineare è la frase:
“Purtroppo non possiamo pubblicarlo, perché nell’insieme di testo e immagini può risultare offensivo per qualcuno dei partecipanti.”
E qua Leica vuota il sacco e senza neanche il poliziotto cattivo nella stanza: “a noi interessa vendere a persone inclini ai clichè perché sono tanti e hanno tanti soldi da spendere”.
Ripeto: non dissento minimamente con il tentativo di Leica di vendere di più, chiunque – sì anche tu che stai leggendo – farebbe la stessa cosa al posto loro.
Il punto è, ribadisco, lo stile: qui Leica va giù in caduta libera senza paracadute o corda di sicurezza.
La cosa peggiore a mio avviso è che facilmente si finirà con un Effetto Streisand e allora ci sarà da ridere.
Staremo a vedere gli sviluppi, intanto metto il mais in micro-onde.
Il secondo punto che vorrei far notare sono i premi:
I 24 fortunati avranno in comodato d’uso una bellissima Leica e dovranno postare almeno 3 foto alla settimana per 12 settimane.
Poi ne rimarrà soltanto uno: il vincitore tra questi straordinari 24 potrà vincere uno stage presso un fotografo.
Il che significa che de facto i 24 lavoreranno 3 mesi per Leica a produrre traffico senza che gli venga riconosciuta una lira
Ora qualcuno l’ha messa giù in modo esagerato tirando su una filippica sul problema “stage & lavoro precario”, direi che la questione non si applica a questo caso: si parla di regalare un’esperienza interessante altrimenti preclusa ad un amatore; sotto questo punto di vista, quindi, un valore al premio c’è.
Prescindendo dal fatto che chi accetta un regolamento lo accetta e sono sacrosanti affari suoi, mi sento di esprimere una perplessità:
Caro brand Leica,
Vuoi fare il marchio di ultra lusso da gran signori, fai un concorso con un tam tam titanico, una valanga di click ed esposizione del marchio che ci intasa le bacheche…certo che la macchina a questi 24 sfigati* potevi fare il signore e regalargliela eh…
(*) sottinteso: detto con affetto solidale
Update: noto ora alcune cose che succedono in rete il blog http://leicafail.tumblr.com/
è stato bloccato per violazione del marchio.
Ovviamente l’iniziativa continua imperterrita http://leikafail.tumblr.com/
Su twitter #leicafail
Buon LoL a tutti