vent'anni da sporco lobbista

Ammetto di aver preso questo libro per la riuscitissima copertina:
“20 anni da sporco lobbista” ha l’immancabile fascinazione da villain di turno.
Una rapida occhiata alla quarta di copertina e scatta l’interesse nei confronti di questa curiosa autobiografia professionale.
Il libro è uno spaccato di come eravamo negli anni ’90 e di come siamo oggi: un dietro le quinte di processi decisionali dei piani alti dei megadirettori con le poltrone in pelle umana, avventure e disavventure di un intermediario con il compito di risolvere problemi complessi e delicati.
È carino notare come l’autore si prenda in giro sulla base di stereotipi che inquadrano il suo ambito professionale come un covo di master of puppet: all’atto pratico scopriamo che alla fine non ci sono tutti questi oscuri processi manipolatori nei confronti dei cittadini, anzi l’autore ci fa notare come, paradossalmente, la meccanica della lobbi protegga in molti modi il cittadino consumatore.
Gli aneddoti che si susseguono sono molto curiosi e ci raccontano aspetti poco noti dell’attività di lobbista: forse sarebbe corretto che venisse fatta un po’ più di informazione a riguardo, ad esempio lo sporco lobbista ci narra quanto sia complesso difendere gli interessi di un’associazione di persone a cui sono state confiscate proprietà a causa di un conflitto internazionale.
L’ultimo episodio che ho citato è particolarmente suggestivo, gli ingredienti per un film li abbiamo tutti: un insieme di cittadini vittima di un sopruso, capeggiato da una risolutissima Giovanna d’Arco; il protagonista, che normalmente cura gli interessi di grosse aziende, accetta di difenderli anche in condizioni di budget esiguo.
Nel cast metterei Kathy Bates nel ruolo di Giovanna Ortu e poi un Alessandro Gassmann per Bistoncini (ottimo per rendere un personaggio che passa da apparentemente cattivo a imbarazzatissimo, dentro situazioni complicate in cui la cliente un po’ irruente lo caccerà).
Vi accenno solo un altro episodio visto che la situazione ce l’ho ben presente: videogiochi in Italia e il casino scoppiato con i media. Ciclicamente i media tendono a demonizzare le novità: all’epoca ricordo le crociate contro i cartoni animati giapponesi degli anni 80 – sì: quelli malvagi fatti con il computer -, in quest’era il turno è dei videogiochi.
Il buon Bistoncini si troverà quindi a “spiegare” alla nostra classe politica – non avezza a xbox e playstation – che non è necessario istituire un bollino di classificazione nostrano che vada a sovrapporsi al PEGI.
Fortunatamente per i nostri joypad lo stesso Bistoncini è videogiocatore e ci ha salvati da uscite di titoli ritardate dall’istituzione dell’ennesimo ufficio complicazione affari semplici.
Se vi capita, dategli una sfogliata, potrebbe riservare sorprese interessanti!