Volevo fare una recensione di “Le bugie del marketing: Come le aziende orientano i nostri consumi – Martin Lindstrom” ma credo sia molto più efficace la seguente formula: vi riporto alcuni estratti dal libro e poi valutate voi se è interessante.
I bei vecchi tempi
Ed è per questo che il marketing della nostalgia ha avuto un boom negli anni difficili della Seconda guerra mondiale, ed è poi ricomparso quasi in ogni decennio successivo. Inoltre, tende a seguire uno schema ricorrente: di solito i pubblicitari puntano a rinverdire tendenze culturali il più possibile lontane da quelle attuali (e quindi più romanticizzate). Per esempio, durante la crisi economica e politica degli anni Settanta tornarono di moda prodotti che ricordavano i rigidi e conservatori anni Cinquanta
Russi e Vodka
la maggior parte dei Russi odia il sapore della vodka e detesta il rituale che la accompagna (devono persino ingozzarsi di cibo subito dopo, per placare il bruciore alla gola). In altri termini, non bevono perché piace loro, ma semplicemente perché lo fanno tutti gli altri: il gesto genera un senso di appartenenza e cameratismo. E poi non esistevano rituali alternativi.
Un’azienda per lanciare la sua vodka ha promosso un gioco alcolico molto meno pesante associato al suo prodotto. Risultato? Absolutamente positivo.
Paese che vai, brand awarness che trovi
Nei miei viaggi ho notato anche che nei luoghi in cui i soldi sono arrivati da relativamente poco tempo – come in Cina e in Russia – si riscontra il massimo grado di ossessione per i brand.
Come nel film The Joneses
Ispirato al film del 2010 The Joneses, in cui una famiglia di addetti marketing in incognito si trasferisce in un lussuoso quartiere residenziale per promuovere una serie di prodotti agli ignari vicini di casa, il mio piano era al contempo semplice e ambizioso: volevo mettere alla prova il potere del marketing basato sul passaparola. Puntavo a ricreare la premessa del film, chiedendo a una vera famiglia californiana di trasferirsi in un vero quartiere californiano: e poi li avrei filmati da mattina a sera, mentre cercavano di persuadere amici, colleghi e persone care a comprare un certo numero di brand attentamente selezionati.
Si scopre che il potere del passaparola non si limita alle scarpe e ai gioielli. Almeno tra le donne, sembra che una preferenza per un prodotto, anche il più personale di tutti, possa propagarsi come un incendio.
Vedete: a differenza della pubblicità convenzionale in tivù o sui giornali, quando un prodotto ci viene raccomandato da un’altra persona, nel nostro cervello accade qualcosa di sorprendente. Le aree razionali e procedurali del nostro cervello si disattivano, mentre freme l’attività nell’insula: una regione che è responsabile delle “emozioni sociali” come il desiderio sessuale, il disgusto, l’orgoglio, l’umiliazione, il senso di colpa, l’empatia e persino l’amore.
Alzati e consuma
Al risveglio, subito dopo aver sognato, siamo più vulnerabili all’influenza, alla persuasione e alla suggestione. La mia ipotesi è che di mattina non siamo ancora stati esposti ai messaggi del marketing. E quindi i nostri “filtri” non si sono ancora attivati.