Avendolo già recensito quando è uscito in inglese, non mi resta molto altro da dire se non riportare una serie di spezzoni rappresentativi del libro.
[nelle nostre librerie lo trovate con il titolo “Credimi! Sono bugiardo  – confessioni di un manipolatore di media” autore Ryan Holiday, editore Hoepli]

“A ESSER GENTILI, SI POTREBBE dire che mi occupo di marketing e pubbliche relazioni, oppure di online strategy e online advertising, ma sarebbe una garbata copertura per nascondere la cruda verità. Sono, per dirlo senza mezzi termini, un manipolatore di media: mi pagano per ingannare.”

“Grazie alla pubblicità, ho canalizzato milioni di dollari sui blog. È ai blogger, invece che a Good Morning America, che ho passato le notizie più fresche, spingendomi fino a ingaggiare membri delle loro famiglie quando questa mossa non dava i frutti sperati. Ho fatto decollare blogger in tutto il Paese, ho incrementato le loro entrate comprando traffico web, ho scritto le storie al posto loro, ho congegnato elaborati sotterfugi per attirare la loro attenzione e li ho corteggiati a suon di scoop e cene costose. Ho inviato alle fashion blogger una quantità tale di gift card e T-shirt da poter vestire con ogni probabilità tutti gli abitanti di un piccolo Stato.”

“Secondo lo studio, “il miglior elemento predittivo della carica virale di un articolo è quanta rabbia è in grado di suscitare” [corsivo mio]. O ancora meglio: il miglior elemento predittivo di ciò che può facilmente diffondersi online è la rabbia. Non c’è da stupirsi che l’indignazione che ho creato ad arte contro il film di Tucker abbia funzionato così bene. La rabbia ha un effetto talmente profondo che un aumento della deviazione standard dell’indice di rabbia di un articolo è l’equivalente di tre ore passate come storia di punta sulla homepage di NWTimes.com.”

“Per promuovere uno dei libri di Tucker, ho fatto pubblicare a un account con più di 400 mila follower il seguente tweet: “È UN DATO DI FATTO: la gente farebbe qualunque cosa per denaro”, alla modica cifra di venticinque dollari. Spendendo solo qualche centinaio di dollari in più, ho fatto sì che una dozzina di altri account diffondesse umilianti messaggi promozionali, grazie ai quali abbiamo debuttato al secondo posto nella lista del New York Times dei libri più venduti.”

“In un’altra circostanza, dovevo lanciare una campagna per Halloween e scelsi di utilizzare alcune immagini che violavano le norme sul diritto d’autore. Anche se non potevo usarle, volevo trovare il modo di farlo comunque. Chiesi allora a un mio dipendente di inviare a Jezebel e Gawker una email contenente le immagini, scrivendo: “So che non dovrei farlo, ma ho scoperto queste immagini segrete sul server di American Apparel…”. Il post basato su questa bugia totalizzò 90 mila visualizzazioni e la sua autrice rispose all’email dispensando un prezioso consiglio: “Non devi inviarmi queste informazioni dall’account di posta elettronica della tua azienda: c’è il rischio che ti scoprano”. Io invece pensai: “Ma, altrimenti, come avrebbe potuto essere sicura che fossero informazioni autentiche?”.”

“Se ci fate caso, le storie in primo piano su Digg o MSN.com rispondono tutte a uno stesso schema: dividono la gente. Infatti, tutto ciò che minaccia i tre principi fondamentali nella vita di un uomo – il comportamento, la fede e il sentimento di appartenenza – si diffonde come un virus.”

“Perché è tutto così deprimente. Secondo Jonah Peretti, l’esperto di fenomeni virali che ha co-fondato l’Huffington Post e fondato BuzzFeed, “nessuno condivide qualcosa di davvero deprimente”. Dato che le persone non sono inclini a condividerlo, i blog non lo pubblicano. Vedere i senzatetto, i tossicodipendenti e gli animali morenti e affamati toglierebbe tutto il divertimento.* Farebbe sentire gli spettatori a disagio e le immagini che provocano turbamento non favoriscono la condivisione. Perché, si chiede Peretti, qualcuno – che sia un blogger o un semplice lettore – dovrebbe voler trasmettere sentimenti negativi?”

“Non stavo tentando di creare una polemica fine a se stessa. La divulgazione di questo spettacolo generò vendite per decine di migliaia di dollari ed era questa la mia intenzione fin dall’inizio. Dati sostanziali mi confermavano come il fatto che si parlasse in giro di un certo prodotto fosse direttamente correlato a un’impennata negli acquisti del medesimo. Armato di questa informazione, elaborai la mia strategia: sfruttare le emozioni ad alta valenza (cioè indignazione ed eccitazione) perché la gente parlasse dei miei prodotti. Creavo annunci in diretta violazione degli standard seguiti dagli editori e dagli ad network, sapendo che anche a fronte di un’inevitabile rimozione i pochi minuti online sarebbero stati sufficienti a generare in chi li vedeva ogni sorta di brand awareness. Una tirata d’orecchie e l’irritazione di qualche puritano erano un prezzo che valeva la pena pagare, vista tutta l’attenzione e il denaro che ne riscuotevamo.
Nel caso di American Apparel, in soli tre anni questa leva strategica ha portato le vendite online da un fatturato di quaranta milioni di dollari a quasi sessanta milioni di dollari.”

“La CBNC si catapultò proprio nell’occhio della tempesta perfetta che alimenta la diffusione: l’umiliazione, le teorie cospirative, la rabbia, la frustrazione, l’umorismo, la passione e, ancora meglio, una combinazione di parte o di tutti questi elementi messi insieme”

“Come ha scritto Chris Hedges, filosofo e giornalista: “Nell’era delle immagini e dell’intrattenimento, nell’era della gratificazione emotiva istantanea, non cerchiamo né vogliamo l’onestà o la realtà. La realtà è complicata. La realtà è noiosa. Siamo incapaci di venire a capo della confusione che la attraversa, o forse non ne abbiamo alcuna intenzione”.

“La ragione per cui ai blogger piace usare i punti interrogativi è che permettono di farla franca con un’affermazione falsa”

“Da utenti, il fatto che i blog non siano utili, che siano volutamente ingannevoli oppure che siano incendiari, anche laddove non ve ne sia ragione, può forse logorarvi e affaticarvi. Tuttavia, come ci ricorda Orwell in 1984: “L’affaticamento della cellula è il vigore dell’organismo”.
Così funziona l’arte dell’editore online: prendere per il culo il cliente il più a lungo possibile, in modo da essere volutamente inutili, significa trasformare semplici lettori in macchine genera-page View.”

“Proprio come la stampa scandalistica di un secolo fa, i blog sono alla mercé di implacabili pressioni che li costringono a manipolare le notizie e a essere manipolati a loro volta.”

“C’è un aforisma che mi piace in modo particolare. È di Nicolas Chamfort, uno scrittore francese convinto che l’opinione pubblica popolare sia in assoluto la peggior specie di opinione. “Si può star certi”, affermava, “che ogni idea difesa dai più, ogni nozione generalmente accettata sia un’idiozia, proprio perché ha saputo farsi apprezzare dalla maggioranza”. Per un marketing manager è meglio così: è più facile creare un’idiozia.”

“Quando provate a fare in modo che i blog scrivano di un tema o di una vicenda che non è in grado di portare a buoni risultati in termini di Page View e di raccogliere chiare reazioni, praticamente è come se steste elemosinando un favore. I blog non fanno affari dispensando favori, anche se tutto ciò che chiedete è di pubblicare la verità. Credetemi, ci ho provato. Ho mostrato loro fabbriche piene di operai che rischiavano il lavoro per colpa di una copertura mediatica online poco accurata. Li ho implorati di essere corretti per il bene di quella povera gente. Se non è stato questo a fare la differenza, non c’è niente che possa farla.”

“Il giornalismo fondato sulle Page View dà alle persone solo ciò che queste sembrano volere, basandosi su dati che sono, a dir poco, non rappresentativi. Ricevendo sempre lo stesso tipo di contenuti, la gente finisce per dimenticare che c’era anche altro. In poche parole, si tratta di un sistema che tira fuori il peggio dalle persone e le rende un pubblico peggiore. E come se non bastasse, davanti alle critiche, gli editori alzano le mani in segno di innocenza: “Anche noi vorremmo che alle persone piacessero cose migliori”, sembrano dire, quasi non avessero alcun ruolo in tutto questo.”