È fresca fresca la notizia che il noto marchio di fashion Guess sta cominciando a de-localizzare all’estero, non si tratta però della tradizionale fuga verso i paesi in via di sviluppo: Guess vuole trasferire stile e prodotto in Svizzera.
Lascio al resto dei sistemi dei media riflettere / polemizzare / lollare sulla direzione verso le terre elvetiche e analizzo invece la singolare tattica usata dai sindacati per rimbalzare sui rotocalchi: invocare Belen Rodriguez.
Infatti pare che la CGIL abbia chiesto alla nota showgirl di supportare la loro protesta nei confronti della Guess.
“A lei non chiediamo di prendere una posizione o di compromettere in qualche modo il suo rapporto con i vertici aziendali, né di rinunciare al suo contratto. A Belen abbiamo chiesto solo di solidarizzare con noi aiutandoci a rendere pubblica la nostra situazione”.
Quindi: se non le state chiedendo di prendere una posizione o compromettere in qualche modo suo rapporto con i vertici aziendali, cosa state facendo effettivamente?
La risposta è semplice ed è nel cuore della battaglia…ehmm della SEO.
Probabilmente in questo momento starete pensando che io stia farneticando su tutta la linea -a prescindere dal fatto che abbiate colto o meno la citazione relativa alla battaglia.
Qualunque addetto ai lavori del mondo dell’informazione sa bene che tutto gira attorno alle keyword: interi articoli vengono scritti in funzione delle parole chiave suggerite dagli analizzatori di motori di ricerca.
Quindi se parliamo di un cantante citeremo il titolo del suo ultimo album all’interno dell’articolo e se possibile il nome dell’ultima fiamma attorno al quale girano i gossip del momento.
In questo caso vediamo come il semplice nome Belen Rodriguez porterà una buona quantità di traffico organico agli articoli relativi alla protesta: il nome della ex valletta di Sanremo è stato da sempre nei primi posti delle ricerche fatte su Google Italia, quindi scriverci un articolo a riguardo è sempre un buon modo di portare qualche pageview.
È interessante osservare che in questo caso la bella Belen diventa de facto testimonial involontaria della protesta: qualsiasi tipo di testata, dal gossip al giornale nazionale, ha preso la tavola da surf per intercettare l’ondata di pageview che si stava delineando all’orizzonte.
Sono scattati automaticamente articoli che riportano la notizia affiancandoli a ricchi slideshow di foto di Belen in passerella che con il moto di protesta c’entrano ben poco.
L’operazione è perfettamente riuscita, naturalmente non ci è dato sapere se si tratta di un tentativo un Celebrity Seeding + Brand Integration un po’ casereccio che incidentalmente ha ottenuto un buon successo.