Oggi abbiamo ospite in trasmissione Riccardo Mares, noto anche come Merlinox, autore del libro “Mamma ti posso spiegare, lavoro nel web”. Il nostro Riccardo sono anni che si dedica alla SEO, siamo andati a rompegli le scatole sugli incubi peggiori che affliggono i vari consulenti SEO nel mondo. Ecco cosa ci ha detto.
La SEO è morta è il più grande adagio degli ultimi 20 anni. Quante volte l’hai sentita e quali sono stati i frangenti più divertenti?
L’ho sentita tante volte, forse troppe. I frangenti più divertenti? Quelli che ne sono convinti e poi scopri che la definizione di SEO che hanno in testa non è proprio quello che la SEO rappresenta nel “Mondo sito”.
Vedo tonnellate di progetti editoriali ossessionati dalle keyword sfornate dai vari tool per la SEO, non è che la cosa stia un po’ sfuggendo di mano?
Si. Le keyword sono e saranno importanti, perché sono dei punti di riferimento e degli elementi di misurazione. Ma sono una vista parziale. E’ necessario lavorare su buyer (business) persona e intenti di ricerca. Più Google diventerà “intelligente” più il topic sostituirà la keyword.
È una mia impressione, o la rete si sta riempiendo di articoli inconsistenti scritti solo per acchiappare un po’ di traffico senza lasciare nulla al lettore?
Guarda sono messi male anche oltre oceano: c’è poco da dire (Google parla pochissimo), tante aspettative (tutti cercano la formula magica) e la bolla dell’inbound marketing (che poi spesso è solo content marketing, o solo content) che impazza. Nel mezzo molti di coloro che hanno cose importanti da dire non hanno tempo o voglia di condividere.
Qual è la tua classifica delle “inesattezze” (stronzate) sulla SEO preferite?
Keyword density. Si legga Altavilla: http://www.motoricerca.info/news/news-31.html
Link building non serve. Ci hanno provato tante volte, sia Google sia Yandex. Oggi la forza di una pagina o di un sito è ancora fortemente basata sul backlink profile: non solo “quanti” link, ma tanto “quali” link. Poi Google è diventato sempre più bravo a distinguere link buoni da link cattivi, link a pagamento da link naturali. Ma sempre di link parliamo e finché un link non viene segnato come “cattivo” porta valore. Poi Google ha un monitoraggio dei backlink diverso in base al settore di mercato, ma è un’altra storia.
Bastano i contenuti. I contenuti sono belli, importanti, fondamentali, coinvolgenti. Ma se il sito è paurosamente lento o i contenuti paurosamente irraggiungibili per i motori, quei contenuti è come se fossero vestiti da carnevale.
Ci sono leggende metropolitane che stanno creando danni seri alle aziende?
La principale secondo me riguarda il mondo ecommerce, ovvero che basta avere un sito ecommerce per vendere. Non è così.
L’ecommerce è un progetto corposo, che parte dall’avere un business in grado di affrontare il multi mercato del web (che è anche multicanale). Si passa poi agli aspetti logistici per finire all’atto più pratico del sito. E dal sito si parte con promozione e automazione fino ad arrivare alla customer intelligence. Mi fermo qui, altrimenti ti racconto tutta la storia del nostro ecommercestrategies.it del 14 dicembre!
Quali sono i discorsi che ultimamente ti hanno fatto sentire la necessità di un’arma carica e dell’immunità diplomatica?
E’ arrivata nel mercato un’ondata di gente impreparata che divulga cose “improprie” e non supportate da casi studio. Parlo di casi studio non come strumento di promozione, ma come necessità empirica per avvalorare l’esperienza consulenziale.
La conseguenza di ciò è che chi cerca informazione si fa un’idea sbagliata di quelle che sono le potenzialità dello strumento web e le azioni necessarie affinché la macchina performi al meglio.
Molte di queste inconsapevoli cavie, dopo brutte esperienza, ritornano sulla retta via, rivolgendosi ad aziende / consulenti con esperienza comprovata. Altri diventano domanda del mercato, con aspettative non reali. Ritengo sia un fenomeno diffuso ma un fenomeno che abbia una vita medio-corta: come dice Paneghel bisogna sempre ricordarsi che dietro al business del cliente, ci sono dipendenti e famiglie che con quel business vivono. Una nostra cavolata grossa e c’è gente che non ha più i soldi per l’asilo dei bimbi!
Onestamente è un movimento che a noi – come azienda – sta portando benefici: prendo un prospect oggi che diventa un cliente più esigente domani 😉
L’inbound marketing sta arrivando anche qui in Italia, quali sono le cazzate che prevedi imperverseranno nei prossimi mesi?
Come ho detto sopra l’inbound marketing è tanta cosa. E’ un percorso che porta l’utente inconsapevole (stranger) all’evoluzione verso utente acquirente e verso utente promoter. In mezzo c’è la comunicazione, la promozione, la gestione della lead, la vendita e il nurturing (coccola) dei già clienti.
Ecco se portiamo tutto ciò verso la semplificazione di farlo diventare “ho comprato HubSpot” o di “ho il blog e scrivo 2 post al giorno” probabilmente stiamo facendo solo una piccola parte dell’intero spettro che rappresenta l’inbound.
E per finire facciamo come Marzullo: si faccia una domanda e si dia una risposta.
Lascio l’onore al #Piersandro: sicuramente è più preparato di me.