L’intervistato di oggi è Davide Lugli, fondatore di Competitoor
Cominciamo con lo spiegare cosa fa competitoor
E’ un data provider accessibile in modalità SaaS basato che grazie all’intelligenza artificiale permette alle aziende di confrontare i prezzi dei propri prodotti con quelli dei concorrenti online in tutto il mondo. Viene utilizzato soprattutto dai brand per controllare la propria rete distributiva, in particolare nei settori come moda, lusso e grande distribuzione.
Quanti dati avete analizzato in questi anni?
Ieri abbiamo raccolto 40.000.000 di schede prodotto, ma il numero è crescente. In 3 anni di vita avremo raccolto diversi miliardi di prezzi online. Competitoor non fa scraping (cioè la raccolta del dato del Web) a priori. Visita le schede prodotto richieste dai clienti esattamente come farebbe un operatore umano o meglio, un numero di operatori umani che parlano 25 lingue diverse e riempiono un campo da calcio.
Dove sta andando l’ecommerce?
L’ecommerce va dove vanno i clienti e i clienti oggi sono veicolati dalla pubblicità o dai contenuti detenuti al 80% da 4 aziende: Google, Facebook, Apple e Amazon. Non è un bel segnale per la salute del Web, ma non è detto che sia così anche in futuro, dipende tutto da come il Web viene utilizzato cioè dalla formazione ed educazione in questo campo. Certo che se i consulenti e le aziende che dovrebbero insegnare alle imprese come digitalizzarsi e usare la Rete, insegnano ad usare solo i principali servizi di queste 4 aziende andremo poco lontano. Faccio sempre l’esempio della scuola guida agli studenti che mi chiedono su cosa focalizzare i propri studi. Quando vuoi prendere la patente ti insegnao a pilotare un automobile, non una Ford, una BMW o una Mercedes. Perchè nella formazione per il Web insegnano ad usare solo alcune marche?  Se si continua così rimarrà un unico servizio online per esigenza: un portale di vendita, un portale di ricerca, uno di chat, etc. sarà la fine del Web, torneremo indietro di 40 anni.
Visto che hai analizzato in lungo e in largo l’ecommerce…che consigli daresti ai negozi fisici?
Non sono molto esperto di negozi fisici, ma ci sono almeno 2 elementi che vanno considerati nel rapporto tra canali di vendita tradizionali e online. Il primo è che il Web è sempre un’accelleratore, nel bene e nel male. Se una cosa sopravviverebbe a stento per qualche anno in negozio, online muore subito, al contrario se ci sono i presupposti per crescere e guadagnare online il vantaggio viene amplificato. Credo quindi che il pallino non sia sul canale o sulla tecnologia, ma sulla capacità di tramettere valore aggiunto ai potenziali clienti.
Anche la storia degli investimenti ormai è superata, certe attività costano meno online e viceversa.
Il secondo aspetto è che i canali non si dovrebbero mai considerare separati, cambiare questa mentalità è il primo passo per vendere con successo. Si può vendere su marketplace, attraverso app, siti eCommerce, chat idi Whatsup, social network, intermediari, partner e ogni altra modalità e formula che comparirà in futuro, dipende dalle proprie capacità, dal tipo di pubblico e dal prodotto. Mai come in questa epoca i costi di connessione con i potenziali clienti sono bassi, se la concorrenza è un problema, dobbiamo analizzare meglio dove siamo più forti, dove posizionarci.
Algoritmi: si faccia una domanda e si dia una risposta
Quanto influiranno gli algoritmi e l’intelligenza artificiale nelle nostre vite ?
Gli algortmi si evolvono sempre di più basandosi sui dati rispetto che su regole predefinite.  Dato che secondo alcuni calcoli carichiamo online 2,5 quintilioni di byte di dati ogni giorno e tutto lo scibile umano è praticamente già online (Forbes*), dipende tutto da noi, se riempiamo il Web di dati di cattiva qualità, qualche algortimo prima o poi potrebbe considerarci pericolosi.
Occhio a quello che pubblicate.