Com’era prevedibile il governo è tornato indietro sulla questione commercio elettronico
http://www.corrierecomunicazioni.it/it-world/24902_web-tax-riscritta-e-commerce-libero.htm


Pur essendo salva la nostra possibilità di comprare pannocchie su Farmville, resta il nodo del pedaggio imposto specificatamente a google e gli atri big con la sede Irlandese. La questione del funneling Irlandese è questa:

Financial intermediaries

Much of the economic activity in tax havens today consists of professional financial services such as mutual funds, banking, life insurance and pensions. Generally the funds are deposited with the intermediary in the low-tax jurisdiction, and the intermediary then on-lends or invests the money (often back into a high-tax jurisdiction). Although such systems do not normally avoid tax in the principal customer’s jurisdiction, it enables financial service providers to provide multi-jurisdictional products without adding an additional layer of taxation. This has proved particularly successful in the area of offshore funds.[48] This type of methodology has been used by Google and came to light in the year 2010 when it was reported that Google uses techniques called the “Double Irish” and “Dutch Sandwich” to reduce its corporate income tax to 2.4%, by funnelling its corporate income through Ireland and from there to a shell in the Netherlands where it can be transferred to Bermuda, which has no corporate income tax. The search engine is using Ireland as a conduit for revenues that end up being costed to another country where its intellectual property (the brand and technology such as Google’s algorithms) is registered. In Google’s case this country is Bermuda. In the year 2009, the internet giant made a gross profit of €5.5bn, but reported an operating profit of €45m after “administrative expenses” of €5.467bn were stripped out. Administrative expenses largely refer to royalties (or a licence fee) Google pays it Bermuda HQ for the right to operate. Google has uncovered a highly efficient tax structure across six territories that meant Google paid just 2.4% tax on operations outside the US.[49]

Tratto da  Tax Heaven su su wikipedia


Il mattacchione più seguito del web, Rudy Bandiera, in questo post osserva giustamente

La legge è un abominio, certo, ma la situazione che ha generato l’abominio non scompare cancellando l’abominio. Il problema esiste ed esiste una sola soluzione: durante la semestrale imminente presidenza italiana europea, fare pressioni perchè il “problema” sia affrontato unitamente, in sede europea appunto, e non frammentati.”


In questo articolo su Ultimo Camerlengo viene esplicitato in modo più tecnico la questione posta da Rudy

“…nell’Unione europea il fisco è materia di concorrenza, non di collaborazione.Per prendere decisioni vincolanti è necessaria l’unanimità (28 stati), più il parere conforme del Consiglio dei ministri, della Commissione e del Parlamento europeo. Il tutto con la supposta collaborazione dei paradisi fiscali interni. Per credere a una cosa simile non basta la fede normale, necessita quella cieca.


Michele Boldrin Professore di economia della Washington University in St. Louis  illustra così la situazione.

Gli effetti per l’Italia di questa bruttissima legge saranno gravi.

  • la web tax è contraria al diritto comunitario e costituisce un’infrazione da parte italiana alla normativa UE, attirandoci le relative sanzioni.
  •  la web tax danneggia gravemente lo sviluppo del web in questo Paese, rendendo ancora più difficile e complicato operare con profitto sul web in Italia, con tanti saluti alle chiacchiere sull’Agenda Digitale di cui Letta ama riempire i suoi vacui discorsi
  • la web tax rende più difficile alle aziende italiane comunicare con i potenziali clienti, italiani e di fatto anche esteri, tramite il web, danneggiando al contempo il mercato interno e l’export.
  • è certo che la maggiore tassazione si tradurrà in costi più elevati non solo per i venditori ma anche per gli acquirenti di pubblicità online
  • infine e forse cosa più grave in assoluto, questa legge trasmette dell’Italia l’immagine di un Paese che ha paura della competizione, protezionista (non a caso la tassa è chiamata dai suoi promotori “Google Tax”, perché dovrebbe colpire i “giganti americani del web”), che complica l’attività economica pur di ottenere gettito fiscale, che legifera in modo imprevedibile e adottando provvedimenti populistici e illegittimi, perché contrari agli accordi tributari internazionali e al diritto europeo.Qui il suo intervento completo

Chiudo con un’estratto dal post dello spigoloso Keinpsfush

“MA quel che e’ peggio, e’ che l’opposizione a questa tassa e’ totalmente incompetente. Non possedendo nel bagaglio culturale la parola “enabler”, non si rendono conto ne’ mai hanno analizzato il RUOLO che Google adwords ha nel business delle PMI.”