Ivan Napoleone Fichera è un simpatico omaccione che bazzica i gruppi di facebook dedicati alle startup.
Il suo punto di vista è molto interessante perché è quello meno romantico della situazione: la contabilità aziendale.
Ivan infatti è un esperto contabile che spesso e volentieri si ritrova a dover far notare norme vigenti e adempimenti che rovinano i migliori apericena per startupper.
Vediamo un po’ cosa ci racconta.
Innanzitutto raccontaci un po’ cosa fai di bello nella vita e come sei capitato nei gruppi di startup.
Faccio molte cose, in realtà… innanzitutto faccio il mio lavoro da Professionista. Sono specializzato in Business Online e seguo principalmente piccole ditte Individuali sparse per tutta l’Italia ma spesso mi capita di fare consulenze “One Shot” a StartUp, principalmente quando incontro qualche Founder o Team agli eventi a cui partecipo.
Oltre al mio lavoro ho altre tre partnership:
La prima, più storica, è con il rivenditore locale di un software di Contabilità (lo stesso che uso nel mio lavoro) per il quale mi occupo di fare assistenza telefonica ai suoi clienti. Ho imparato davvero tanto facendo questo su usabilità, architetture informatiche efficienti e, soprattutto, sulla customer care e sulla creazione di un sistema efficiente di assistenza.
La seconda, la più recente delle tre, è con HarviUp, uno Studio che si occupa di Business Design e che piano piano stiamo portando avanti con risultati sempre più grandi (sentirete presto parlare di noi 😉 ).
Ultima, ma prima per importanza è la partnership con Marketers, la community di Web Marketers fondata da Dario Vignali e Luca Cresi Ferrari per la quale mi occupo di fare formazione e fornire consulenze in ambito fiscale e aziendale. Grazie alla Community ho avuto modo di crescere sia come Professionista che come Uomo… e in più ho trovato tanti assistiti! 😛
Come sono finito sui gruppi per StartUpper?
Perché sono da sempre un appassionato di ICT e per Marketing! 😛
Nel momento più buio della mia vita professionale ho iniziato a sfruttare una strategia di Marketing detta OPN (Other People’s Network) per cercare di aumentare la mia visibilità e trovare nuovi clienti rispondendo strategicamente alle domande in ambito fiscale e aziendale.
Gli startupper sono una razza un po’ strana e nel contempo compaiono in un momento storico pieno di caos.
Molti provengono da ambienti tecnici verticali e spesso non hanno presente molte cose relative al business, ancor prima del business non hanno presente quelle relative all’aspetto contabile/fiscale, raccontaci quali sono gli errori che hai visto più spesso.
In realtà il problema spesso non è fiscale, anzi!
Mi è capitato di parlare con ragazzi preparati teoricamente e con le idee chiare ma dalla scarsa consapevolezza di tutti quegli aspetti Economico/Legali a cui un’Impresa va inevitabilmente incontro!
Ho visto molte ottime idee, almeno sulla carta, schiantarsi a velocità immane contro quello che chiamo il “muro della realtà”.
Davvero, cose a volte assolutamente disarmanti.
Mi fa particolarmente strano che un team che ha passato molto tempo a testare ossessivamente il proprio saas, dal punto di vista informatico, non si sia minimamente curato di controllare se il prodotto avesse dei problemi sotto il profilo della privacy o se per poter operare avesse bisogno di particolari autorizzazioni.
E vogliamo parlare di quelli che si complicano inutilmente la vita per cercare un finanziamento da 30 o 40k o che inseguono disperatamente forme societarie complesse quando potrebbero gestire la propria StartUp in maniera più semplice, meno vincolante e più economica?
Oppure ancora quelli che elaborano un complicatissimo sistema di delivery o una diffusione internazionale già dal primo momento senza aver minimamente calcolato l’impatto del costo del trasporto sul prezzo finale del prodotto o, ancora peggio, senza aver in mente un buon piano di Marketing per arrivare ai potenziali compratori e farli diventare clienti.
E poi come cacchio fai a creare un Business Plan e pretendere che sia credibile senza aver fatto nessun lavoro approfondito di analisi del mercato e un test commerciale del MVP?
Cosa c’è di Lean nel fare cose complesse?
Cosa c’è di Valido nell’ignorare ciò che possiamo o non possiamo fare (ed eventualmente come farlo)?
Cosa c’è di Business nell’escludere il mercato dai nostri processi di produzione, vendita e pianificazione strategica?
Dopo le cose più usuali, passiamo a quelle più strane: inesattezze di numeri e norme sono frequenti, ma quali sono le cose più folli che hai sentito dire (o consigliare a sproposito)?
Guarda secondo me la cosa più folle che dicono gli startupper, anche più bravi è “tanto lo paga il cliente a parte”. Giuro l’ho sentita dire davvero troppe volte.
Per carità è una considerazione legittima se fatta per eventuali eventuali add-ons, accessori o follow-up ma se si parla di cose necessarie alla fruizione del bene è semplicemente una becera dimostrazione di ottusità.
I costi di spedizione, di un particolare tipo di carburante, dell’abbonamento a un determinato servizio da parte di terzi o per l’acquisto di qualche device specifico sono costi strettamente legati al prezzo di vendita, nel senso che il potenziale cliente li percepisce come parte dello stesso e non come qualcosa staccato.
Quindi è fondamentale andare sempre a valutare in queste situazioni il costo globale (comprensivo di quello che lui dovrà pagare “a parte”) magari approntando un sistema di sconti, affiliazioni o bundle che faccia almeno percepire al cliente un qualche vantaggio aggiuntivo.
E poi un’altra cosa che gli StartUpper non riescono a comprendere è il reale funzionamento del Crowdfunding in un’ottica strategica. Questo strumento non è solo un metodo di finanziamento per la propria attività ma qualcosa di molto più variegato, composito e soprattutto sfruttabile ai fini della strategia di crescita e sviluppo d’impresa.
Il Crowdfunding infatti è un sistema di facilitazione della ricerca di capitale sociale (e quindi soci), un buon sistema di ricerca di mercato ma soprattutto il più grande strumento di Marketing che si possa avere in un’economia digitale come la nostra.
Quindi non è qualcosa che può essere improvvisato alla fine di un processo di design del modello di business ma dovrebbe esserne parte integrante.
Secondo te, qual è il testo da leggere per coloro che vogliono aprire una società?
O meglio: esiste un “tutto quello che c’è da sapere per aprire una srl per dummies”?
Allarghiamo: può essere un libro, un video corso, ecc.
Come dico sempre se avere un proprio Business fosse semplice parleremmo di Facile e non di Impresa.
Essendo una cosa difficile un libro non può bastare e, anzi, spesso quei libri che dovrebbero facilitare questi processi di apprendimento spesso complicano le prima fase di apprendimento, a mio avviso, in quanto sono una sorta di “bignami” che risulta più utile dopo aver già sviluppato una certa formazione piuttosto che per chi sia agli inizi.
Visto che spesso gli StartUppers sono molto carenti sotto il punto di vista Economico, Amministrativo e di Marketing consiglierei di partire leggendo qualcosa di Peter F. Drucker e di Philip Kotler.
Non importa da quale libro in particolare, l’importante è trovare innanzitutto qualcosa che ti ispiri sin dal titolo e poi da li continuando ad alimentare la propria curiosità, senza scordare di buttare l’occhio alla bibliografia: si potrebbero scoprire titoli molto interessanti!.
Altra cosa molto importante nella fase di formazione è confrontarsi, sempre, con i Professionisti, le Istituzioni (C.C.I.A.A., AdE, GdF, etc.) e le Amministrazioni (Comune, Provincia, Regione, Ministeri).
A priori potrebbe fare paura affrontare questi “mostri” ma poi in realtà non ti mangia nessuno, l’unica cosa brutta che potrebbe capitarti è di non trovare una soluzione, soprattutto se l’innovazione che proponi è davvero radicale.
Lavoro dipendente e libera professione “forzata”: ci sono milioni di piccole partite iva che sono sostanzialmente persone che avendo perso il lavoro, optano di essere “dipendenti da più capi”, piuttosto che “liberi professionisti – imprenditori”.
Cosa consiglieresti a qualcuno che si sta aprendo la p.iva? Ci sono accorgimenti che possono adottare prima di finire nel pur edulcorato mondo dei regimi forfettari?
Il rischio di diventare quello che io chiamo “Dipendente a Partita IVA” è sempre dietro l’angolo, lo dico per esperienza personale.
Purtroppo questa bruttissima situazione nasce spesso dal punto di partenza tramite il quale si arriva alla Partita IVA e cioè lo stato di necessità: siccome abbiamo bisogno accettiamo qualunque cosa, improvvisando, e non tenendo conto delle nostre reali necessità e ambizioni ma accontentandoci perché “poco” è meglio di “niente”.
Ciò però non è funzionale per una situazione come quella di un proprio Business in quanto c’è bisogno, per riuscire veramente a ottenere delle soddisfazioni dalla propria Partita IVA, di tre cose: Autonomia (possibilità di autogestirsi), Indipendenza (possibilità di autosostenersi) e Controllo (possibilità di poter programmare).
Basta levare una sola di queste tre caratteristiche per trasformare la propria Partita IVA in una trappola dove i difetti del lavoro dipendente si cumulano con quelli dell’Impresa, generando un circolo vizioso di stress, demotivazione e, spesso, scarso guadagno.
Due consigli che mi sento di dare PRIMA di aprire una Partita IVA sono innanzitutto di prendere consapevolezza del Business formandosi e informandosi sulle dinamiche e le specificità che regolano il settore.
Dopo aver fatto ciò il mio secondo consiglio è quello di testare e validare sempre il proprio progetto, sfruttando le possibilità che il nostro sistema permette e che sono più proficienti con il modello di Business che hai creato.
Esistono tante strade possibili.
La più immediata è rappresentata dal Lavoro Autonomo Occasionale, solo che la sua definizione è molto fumosa e si potrebbe rischiare di incappare in sanzioni anche pesanti (scordati il famoso “limite di 5k” è una Leggenda Metropolitana: il lavoro occasionale viene definito secondo i principi di episodicità, occasionalità e non organizzazione).
Il metodo più efficace, anche perché potrebbe fornire un po’ di fondi, è quello di svolgere per un periodo limitato di tempo quel Business come dipendente di un’altra attività. In caso di Aziende particolarmente importanti o che garantiscono una reale formazione di Skills rilevanti potrebbe essere perfino saggio fare uno stage gratuito.
Un’altra strategia efficace è quella di fare le cosiddette “vendite fantasma” e cioè di creare tutto il sistema di vendita che anziché vendere realmente l’oggetto ti da un buono sconto sul futuro lancio o l’iscrizione a una mailing list.
E poi ci sono ancora Survey, la regolamentazione per gli Hobbisti, lo sfruttamento dei Marketplace e tante altre strategie che possono essere molto efficaci, in base al tipo di Business che si intraprende, per fare un ottimo testing del prodotto venduto e del modello di Business della tua attività economica..
E adesso spezziamo una lancia a favore della categoria dei commercialisti.
Di recente ho visto un’immagine umoristica che faceva vedere come in Italia la legislazione tributaria sia cresciuta esponenzialmente e faceva la seguente domanda: ci sono 2848932748923 nuove leggi, l’ippocampo dei commercialisti come si è evoluto nel frattempo?
Tu che ne pensi?
Il Fisco è qualcosa di difficilmente comprensibile a chi non lo pratica, la sua estensione, interdipendenza e cavillosità è paragonabile a quella dell’anatomia umana solo che ogni tot cambia, a volte anche radicalmente, come il SEO.
Ciò porta automaticamente a uno stress, ansia e disagio enormi e quindi o si sceglie un unico Settore di Riferimento, specializzandosi, o si fornisce un servizio necessariamente più scarso, per via dell’onere formativo e psicologico. In un’ottica despecializzata quindi seguire tutto e tutti porta ad un livello di stress che sfocia sicuramente o in esaurimento nervoso o a un approccio più strafottente.
Molti Commercialisti generano cattivi rapporti con i propri clienti proprio per questo motivo: si limitano a fare il proprio lavoro senza premurarsi di coinvolgere adeguatamente il cliente semplicemente perchè non ne hanno il tempo o le forze. Situazione che spesso è aggravata dal fatto che il cliente/assistito spesso vorrebbe accollare al professionista le proprie responsabilità in merito alla attività, lavandosi le mani di tutto ciò che riguarda gli oneri amministrativi e burocratici.
Oltretutto la nostra è una professione in radicale mutamento e di sicuro nei prossimi anni il mondo dei Commercialisti cambierà radicalmente tanto per la maggiore informatizzazione quanto per la maggiore interdipendenza internazionale.
Il nostro Ipotalamo quindi dovrà abituarsi ai cambiamenti ed evolvere, imparando a rispondere in maniera più proattiva al cambiamento perché cambiare non è un’opzione ma l’unica speranza di mantenere un’attività redditizia.