Facciamo così: evitiamo filippiche sul fatto che non c’è lavoro, il mondo è cattivo, il dottor Zero sta vincendo e nessuno gli dice niente.

Vediamo piuttosto come fare un curriculum con qualche probabilità di essere letto.

Premessa: questo e gli articoli con la tag “curriculum” sono una mia personale interpretazione del concetto di cv, non pretendo di fornire LA soluzione; sono delle riflessioni e spunti, sta a voi valutare cosa applicare e cosa no.

Ho individuato un certo numero di modelli che si possano adattare alle diverse esperienze lavorative e agli obbiettivi che una persona si può porre.

Esistono determinate categorie lavorative che hanno prassi precise e codificate nello stilare il cv: gli accademici per esempio mettono in ordine cronologico le pubblicazioni perché quello è l’indicatore della loro competenza, il resto è irrilevante.
Per esempio al Barone di Munchasen, insignillima cattedra di storia antica della prestigiosa università di Paperopoli, penso importi poco che tu abbia suonato il piano in un bordello per mantenerti gli studi.
Questo articolo è per tutti gli altri.

Dimenticate il curriculum europeo, a meno che non sia esplicitamente richiesto, le prime domande cui pensare sono:

1) che cosa ho fatto?
2) quanti tipi di cose so fare?
3) quale ha la priorità sulle altre?
4) quanti tipi di persona leggeranno il cv?

Da qui in poi cominciamo a progettare l’artefatto da zero.

Vediamo il primo aspetto: cosa avete fatto.
Molti mi potrebbero obbiettare il fatto che filosoficamente dovremo partire da “chi siamo e da dove veniamo” riferendosi al percorso di studi.
Bene, rispondo candidamente che dovete prendere in considerazione l’idea che a Dio potreste non piacere.

A un datore di lavoro medio non frega assolutamente nulla, salvo rari casi, che tu ti sia impegnato in una suggestiva tesi di laurea, importa solo che la laurea sia pertinente a quello che devi imparare a fare da zero -fine-.

Ogni esperienza lavorativa la possiamo smontare in 3 pezzi:

1) dove hai lavorato
2) cosa hai fatto / cosa hai imparato a fare
3) per quanto tempo

Questi tre elementi hanno pesi diversi a seconda dei casi; vedremo in seguito quando è il caso di mettere qualche parolina in più e quando metterne qualcuna in meno.

Le esperienze lavorative vanno raggruppate con criteri diversi a seconda del risultato che una persona vuole ottenere:

ci sono persone che per tutta la vita hanno fatto principalmente un lavoro, quelli che hanno vagabondato in mille lavori diversi, quelli che sanno fare bene specialmente una cosa ma hanno imparato a farne altre due o tre, etc…

Ognuno di questi ha dunque un modo specifico per mettersi in evidenza.

Un mio conoscente ha avuto la saggia idea di farsi due curriculum: uno per il settore della ristorazione ed un per il terziario.

Questo è, IMHO, un approccio azzeccato:
– a un gestore di locale interessa sapere in che bar/discoteca/ristorante hai lavorato piuttosto di quanti disegni al CAD hai sfornato
– diametralmente uno studio di geometri troverà relativamente interessante che tu sappia fare i mohito a testa in giù.

Non tutti i casi sono così monolitici:
spesso nelle situazioni di lavoro non specializzato è un bonus far vedere che si sono fatte cose diverse perché è indice di una buona attitudine ad adattarsi, a risolvere i problemi e a lavorare in team.
In questi caso daremo priorità alle esperienze contigue al posto dove inviamo il cv e metteremo in secondo piano quelli di ambito diverso.

I lavori possiamo ordinarli con due criteri: qualitativo, temporale.

Prendiamo il caso di un barman:

Brian Flanagan dopo essere tornato da 2 anni in crociere ultravip a servire cocktail pirotecnici ha dato una mano allo zio malato che ha un piccolo bar sperso in un paesino del Trentino.

Lo zio si rimette in salute, Brian decide che è tempo di tornare alla grande città e ai Martini per le vamp in tailleur rosso.

Mettetevi nei suoi panni:

Cosa deve essere la prima cosa che leggerà il prossimo datore di lavoro?

– Se siete burocraticamente legati ai protocolli dovreste mettere prima il bar dello zio e poi gli scivoli che avete servito a Jr di Dallas.
– Se invece avete un minimo di istinto di sopravvivenza metterete prima le crociere di lusso, d’altronde non state mentendo, non state prendendo in giro nessuno, state dicendo le cose come stanno, le state solo dicendo meglio.

Questo è solo un esempio di come rendere più attraente il vostro cv, nei prossimi episodi vedremo nel dettaglio come impaginare a seconda delle situazioni.